La mano è stretta lassù in alto, dove non posso arrivare.
E attendo fermo, ferma con me è l’erba…immobile pure il vento fra i rami, e taciturno il grillo, fra i verdi steli.
Tutto attende.
Poi un sibilo, l’aria che viene lacerata mentre le mie unghie agganciano la soffice terra.
La mia schiena è un arco che tendendosi si irrigidisce, finché il tiro viene scoccato e la freccia è un pensiero che mi guida laggiù, dove un tonfo sordo muore sull’erba.
Come la saetta traversa il cielo, così i miei muscoli tesi allo spasimo mi proiettano in avanti.
Mi sento come il vento; le mie orecchie nell’aria, bandiere di trionfo, la mia lingua carezza dell‘erba i soavi profumi, che le nari umide divorano golose.
Mi guidano odori conosciuti di sudore e dita, di gioco e saliva…quando la trovo e la serro fra i denti, finalmente mi volto e trottando torno verso lui, mentre il sole alle sue spalle mi impedisce di scorgerne il sorriso…
Adesso, che il cuore pulsa forte e le zampe si rilassano, che il sangue bolle nelle vene e mi sento bruciare di vita, adesso che ascolto chiamare il mio nome a gran voce, che mi incita al ritorno;
ora scorgo nuovamente quell’ effluvio misterioso e penetrante che sormonta e avvolge ogni cosa, che impreziosisce ulteriormente questi attimi.
Profumo di gioia.
Odore di palla.