Kenya - 05.2.2007
La morte viene dall'acqua
Oltre 400 casi e decine di vittime della febbre di Rift Valley
Fonte:
www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=7221
Il bilancio è ormai arrivato a 148 morti, e non è definitivo. Sono vittime della febbre di Rift Valley, che da metà dicembre sta imperversando in Kenya: oltre ai morti si contano 380 casi di infezione. Solo nell’ultima settimana di gennaio, nelle zone nordorientali del Paese, da dove sono stati segnalati i primi casi, i morti sono stati 11, con un conteggio globale per quella regione di 100 vittime.
Acqua complice. La febbre di Rift Valley è una malattia virale rara e non molto conosciuta, principalmente causa di aborti spontanei e morte per emorragia fra gli animali domestici, con perdite gravi per l’economia di un paese, ma che può essere trasmessa anche all’uomo. L’ultima epidemia in Kenya risale al 1997, quando sempre nel mese di dicembre, dopo le abbondanti piogge di ottobre, si verificarono decessi e aborti spontanei negli animali e vittime anche fra gli uomini. Il bilancio finale di quell’epidemia fu di 27.500 persone infettate e 170 morti. Ora, a dicembre del 2006, si sono ripresentate le medesime condizioni climatiche e ambientali favorevoli alla diffusione del germe responsabile della malattia, con piogge abbondanti e inondazioni.
Il ruolo delle uova di zanzara. Il passaggio dell’infezione all’uomo può infatti avvenire attraverso il contatto con sangue, altri fluidi od organi provenienti da animali infetti, e viene considerato a rischio il consumo di latte crudo; inoltre, la trasmissione sembra avvenire anche tramite la puntura di zanzara. In particolare, in collegamento avviene tramite la zanzara aedes: le sue uova infette vengono deposte lungo i corsi dei fiumi, dove possono sopravvivere a lungo, in un ambiente asciutto. Quando abbondanti piogge e inondazioni fanno sì che vengano sommerse dall’acqua, si schiudono dando origine a zanzare infette che diffondono nuovamente il virus ad animali e uomini, a distanza anche di anni da precedenti epidemie. Nella maggior parte dei casi la malattia nell’uomo comporta sintomi lievi e si risolve in genere nell’arco di una settimana, ma una piccola parte dei pazienti può avere disturbi molto più gravi, fra cui la febbre emorragica (meno dell’1 per cento dei casi), che causa la morte in un paziente su due.
Numeri incerti. L’epidemia di febbre di Rift Valley nelle zone nordorientali del Kenya è stata preceduta anche questa volta, come nel passato, da inondazioni, con la nascita di zanzare portatrici del virus da uova infette. Il centro dell’epidemia è nei distretti di Garissa e Ijara, dove oltre agli uomini, la malattia ha colpito duramente il bestiame, uccidendo centinaia di animali domestici. Da lì, si è poi diffusa ad altri distretti. E’ difficile avere un quadro preciso della situazione: secondo quanto riportato dall’Organizzazione non governativa (Ong) Medici senza frontiere (Msf), le persone a rischio di infezione vivono disperse in una zona geografica ampia e sono spesso difficili da raggiungere via terra proprio per le inondazioni. I casi di infezione potrebbero quindi essere molti di più. Inoltre, secondo Msf, un ulteriore ostacolo a una registrazione corretta dei malati è rappresentato dalla paura della popolazione: il numero di morti nelle forme gravi è tale da scoraggiarli nell’affrontare un lungo viaggio per raggiungere i centri di salute.
Valeria Confalonieri
"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"