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Storie di animali "speciali"

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2007 00:20
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16/06/2007 16:55
 
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Storie di animali "speciali"


LILLO
Ciao, mi chiamo Lillo sono uno Yorky di 7 anni e da 2 sono paralizzato al tronco posteriore a causa di due ernie del disco e, nonostante un intervento chirurgico, che mi ha salvato la vita, sono costretto ad usare un carrellino per essere autosufficiente. Detto così può sembrare una situazione veramente triste, ma in realtà non è che la mia vita sia cambiata poi così tanto e tutti mi considerano un cane sereno e felice.

Lillo con la pallaVivo ad Alghero con la mia "mamma" Ines , il mio "papà" Giovanni e la mia compagna Piggy, una Yorky di 5 anni e mezzo. Il nostro rapporto non è mai stato idilliaco perché lei è un po' altezzosa e abbiamo gusti completamente diversi in fatto di cibo e giochi (io infatti adoro palle, palloni e palloncini mentre lei sta sempre nella sua cesta ad accudire pupazzi di peluche) anche se devo dire che l'unica volta che ci siamo trovati "d'accordo" abbiamo avuto due splendidi cuccioli, Lillo J. e Minnie.
Tornando alla mia malattia, la vigilia di Pasqua del 2005 mi sono svegliato che non mi sentivo bene e per farlo capire ad Ines mi sono nascosto nello sgabuzzino; meno male che lei è un umano "speciale" e mi ha portato subito dalla dottoressa che mi seguiva, che però non ha capito cosa avessi. La sera stessa stavo talmente male che le mie zampe posteriori si erano completamente paralizzate, tanto che mi ha portato dal dott. Luca Ortu, che nonostante fossero le sette di sera del sabato prima di Pasqua, ha preso a cuore il mio caso e fatto subito la diagnosi giusta. Approfitto per scusarmi con lui dei morsi che ogni tanto gli do durante le visite di controllo, niente di personale, anzi confesso che mi è anche simpatico, solo che ora divento un po' nervoso quando vado dal veterinario.
E' iniziata così una settimana veramente dura perché ho dovuto subire accertamenti anche molto invasivi con tre anestesie totali in tre giorni, un intervento chirurgico molto delicato per riparare un midollo spinale ormai completamente compomesso. E soprattutto dovevo riuscire a far capire ai dottori, che consigliavano i miei amici di sopprimermi, che volevo vivere a tutti i costi. Fortuna che con me c'erano sempre Ines e Giovanni che non mi hanno mai abbandonato, anzi hanno convinto i medici a tentare tutto con me, perché sapevano che sono un tipo tosto, che non molla facilmente.

Lillo e PiggyAnche la convalescenza è stata dura, non mi piaceva per niente essere costretto all'immobilità, anche se mi portavano in giro tutti i giorni dentro una cassetta fatta apposta per me solo per farmi prendere aria. Mi vergognavo un po' perché mi avevano dovuto rasare a zero; ora il pelo è ricrescuto completamente e per fortuna Ines non mi tortura più con la spazzola come prima, dice che sembro un cane randagio ma forse si è accorta che sono felice anche un po' spettinato.
Poi ad agosto dello stesso anno è arrivato dall'America il mio "carrellillo" e mi ci sono trovato subito bene, posso passeggiare, correre, giocare con il pallone, insomma fare quasi tutto quello che facevo prima. Per essere sincero essere un cagnolino disabile ha anche i suoi vantaggi perché per strada tutti gli umani si fermano a coccolarmi, accarezzarmi, chiedere notizie e io ci godo un mondo. Per non parlare dei vizi che in famiglia mi danno ogni giorno, accudendomi nelle mie necessità quotidiane che non sono poche; pensate che ora abbiamo comprato un camper in modo che anche io e Piggy possiamo andare in vacanza e in due anni abbiamo girato quasi tutta l'Italia... niente male per un cane disabile!
L'unica cosa che proprio non mi va giù è quando la sera Ines, per mettermi a dormire nella mia brandina, mi deve "impannolinare", cioè mi mette uno di quei così da bimbi piccini per evitare che durante la notte mi sporchi; devo dire che per un cane "dominante" come me è veramente imbarazzante!
Invece quello che fa arrabbiare la mia mamma è quando qualcuno mi chiama "poverino", allora parte in quarta a raccontare la mia storia, di come sono stato forte e pieno di dignità, di come ho superato tutto quella sofferenza e di come riesca a vivere una vita quasi normale; allora io vorrei intervenire per dirle che se ci sono riuscito è stato soprattutto grazie a tutto l'amore che mi hanno dato e che continuano a darmi, ogni giorno, senza farmi pesare la fatica dell'accudirmi e di farmi fare una vita normale.
Un amore grandissimo sicuramente ricambiato. Imparate ad amare umani!!!!

(Presa dal Sito www.oscardog.it)

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16/06/2007 17:41
 
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Che storia carina [SM=g27987] scritta dai padroni di Lillo sicuramente. Sì nota anche la gratitudine che i padroni hanno avuto col secondo veterinario citandolo per nome e cognome e menzionando la sua operatività la vigilia di Pasqua! Qualche veterinario che ha a cuore gli animali c'è ancora...
Mi ha colpito questa frase:

E soprattutto dovevo riuscire a far capire ai dottori, che consigliavano i miei amici di sopprimermi, che volevo vivere a tutti i costi.


Gli animali hanno molta voglia di vivere e si abituano molto facilmente alle menomazioni fisiche senza soffrirne. Ho letto di gatti paralizzati che vivono come se nulla fosse, ovviamente grazie a piccoli accorgimenti dei padroni.
In questi casi di volontà e impegno ne hanno bisogno i padroni e non gli animali, che già ne hanno a sufficienza... [SM=g27988]

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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Post: 1.436
Sesso: Femminile
17/06/2007 00:20
 
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Bellissima storia!!!!

E' vero: in questo gli animali sono eccezionali... non si fanno alcun problema se sono ciechi, se sono sordi, se non hanno una zampa... se la cavano egregiamente! in questo caso purtroppo credo ci sia stato anche parecchio dolore...nel senso, un cane cieco dopo un po' si abitua, ma non è che sente "dolore"... però anche in questo sono eccezionali.
Veramente mi piacerebbe di più se Aky facesse "caì" quando ha male, così lo capisco...ma lui sopporta. Per fortuna ho imparato che il vederlo "un po' mogio" significa che prova un grande dolore... ma davvero, è un campione di sopportazione.



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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