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Stricnina e sospetti nel giallo degli orsi

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2007 18:53
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04/10/2007 18:53
 
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Stricnina e sospetti nel giallo degli orsi

Da www.lastampa.it/lazampa/

Negli stessi boschi uccisi anche lupi e cinghiali
FULVIO MILONE
PESCASSEROLI
Bernardo è una leggenda, e le leggende non muoiono. Qui, sui monti della Marsica, un intero paese ha la certezza che l’«orso buono», quello fotografato e filmato mille volte mentre si aggira pacioso fra le stradine di San Sebastiano dei Marsi a caccia di mele e qualche gallina, è vivo. E così al mistero, che avvolge il movente del triplice «omicidio» compiuto nei boschi abruzzesi, si aggiunge quello della vera identità di una delle vittime. Ma non è questo l’unico giallo: altri due orsi, due cuccioli, sono stati trovati morti nella stessa zona. Secondo i responsabili del Parco, però, sarebbero stati vittime di altri animali, forse degli stessi genitori.

Intanto ci si dispera per Bernardo. «Lui c’è: la povera bestia avvelenata con la sua compagna e un cucciolo non è il nostro amico», assicura Ferdinando Mercuri, coordinatore di un’associazione che porta lo stesso nome del suo beniamino. Ma la direzione del Parco Nazionale d’Abruzzo non ha dubbi: «L’orso morto è proprio lui». «Ma se lo abbiamo visto passeggiare in paese sabato scorso... Vedrete che tornerà», replica la gente di San Sebastiano, ingaggiando una polemica a distanza (e che tutti assicurano di non volere alimentare).

Fra le case basse e con i tetti spioventi di Gioia dei Marsi, il paesino circondato dai monti dove sono state trovate le tre carcasse, e San Sebastiano, un borgo sperduto fra i boschi che i primi freddi non hanno ancora ingiallito, il caso dell’orso ucciso con tutta la famiglia rischia di assumere i contorni di una querelle strapaesana: il fatto in sé, cioè la morte per avvelenamento di tre esemplari di una specie rara e protetta, rischia di finire in secondo piano, messo in ombra dal mistero che circonda quel nome. «Ma quale mistero - sbotta Mercuri -. E’ tutto chiaro. Dunque: il 24 agosto del 2000 a San Sebastiano venne a trovarci per la prima volta un orso che sfondò un pollaio e uccise qualche gallina. Era un animale timido, tutt’altro che aggressivo. Appena ci vedeva scappava. Lo chiamammo Bernardo in onore del Santo Patrono, e ormai è uno di casa. L’ultima volta è venuto a trovarci sabato». Per paura che qualcuno, stufo delle incursioni, decidesse di eliminarlo, Mercuri e un gruppo di amici costituirono l’associazione e si impegnarono a sostituire a proprie spese i polli finiti nello stomaco del plantigrado.

Ma allora chi è la vittima dell’avvelenatore? «Due anni fa - racconta ancora Ferdinando - il personale del parco ha catturato un altro orso più giovane. Prima di rimetterlo in libertà gli hanno messo il collare elettronico per controllarlo a distanza. E hanno chiamato anche lui Bernardo, nonostante le nostre proteste: è quello l’animale trovato morto domenica».

Comunque stiano le cose, un fatto è certo: un assassino di orsi si aggira sui monti della Marsica. Chi sia e perché uccida, è ancora un mistero, e non è affatto detto che il caso sia risolto in tempi brevi. Gli uomini della Forestale e il personale del Parco Nazionale stanno facendo di tutto per capirci qualcosa. Indagano proprio come se si trovassero alle prese con un triplice omicidio, persino muovendosi come si muoverebbero i tecnici della polizia scientifica e dei carabinieri del Ris. Aspettano i risultati degli esami tossicologici eseguiti sulle carcasse dei tre orsi, per poi comparare le sostanze trovate negli organismi con quelle usate dagli allevatori e gli agricoltori della zona. Seguono con apprensione, gli «007» della Forestale, anche i movimenti degli altri esemplari muniti di collare, un congegno sofisticato che manda via satellite i segnali sugli spostamenti degli animali aggiornandoli ogni settimana. Erano cinque in tutto, le bestie monitorate: ne rimangono due, si spera in buona salute.

Nell’indagine c’è un elenco di sospettati: se non per nome, sicuramente per categorie. Ci sono gli allevatori, che potrebbero essere entrati in azione perché stufi delle stragi che decimano le loro bestie. Decisi a neutralizzare non solo gli orsi, ma anche i lupi e le volpi, avrebbero disseminato di bocconi avvelenati - contenenti stricnina, secondo il Wwf - le piste battute dagli animali.

La seconda ipotesi chiama in causa i cacciatori: capita spesso che, soprattutto nella stagione della caccia, episodi di rivalità degenerino nell’avvelenamento dei cani, e qualche esca potrebbe essere finita fra le fauci degli orsi, oltre che di alcuni lupi e cinghiali trovati morti nei giorni scorsi.

La terza pista battuta dagli investigatori porta alle trame oscure, e mai provate, che verrebbero ordite per boicottare le attività del Parco Nazionale, fra l’altro alla vigilia di importanti nomine ai vertici dell’Ente. A dar credito a un presunto complotto è il presidente, Giuseppe Rossi: «Questa tragedia rappresenta un atto mirato, c’è chi vuole colpire l’idea stessa del Parco protetto, di un parco di cui l’orso marsicano è il simbolo». Che attorno al Parco si sospettino strane manovre sembra confermato dalla notizia (poi smentita in serata) della rimozione dell’addetta stampa dell’ente. L’accusa: fuga di notizie.

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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