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La triste storia di Laika, la cagnolina inviata in orbita

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2007 10:13
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04/11/2007 16:12
 
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La triste storia di Laika, la cagnolina inviata in orbita

Da www.lastampa.it/lazampa/




Nel 1957 fu il primo essere vivente ad andare in orbita

ROMA
Cinquant’anni fa, il 3 novembre 1957, l’Unione Sovietica lanciava nello spazio lo Sputnik 2, con a bordo il primo essere vivente, la cagnetta Laika.

Il vero nome dell’animale era Kudrjavka (ricciolina) così chiamata dall’accalappiacani che l’aveva catturata randagia per strada, mentre è stata spesso chiamata anche Muttnik (da "mutt" che in inglese significa bastardino e dal nome della capsula "Sputnik").

Il terribile allenamento
Fra i possibili cani recuperati per l'esperimento, Laika si dimostrò la più disponibile a sopportare i terribili esercizi previsti da Oleg Gazenko, lo scienziato che coordinava l'addestramento dei cani destinati agli Sputnik: per abituare gli animali agli angusti abitacoli dei satelliti, un mese prima del lancio li si chiudeva in gabbie strettissime e mal imbottite che di fatto impedivano ogni movimento; e per allenarli al rumore e all'accelerazione dei razzi vettori li si sottoponeva a trattamenti in centrifughe simili a quelle di una lavatrice.
Gazenko, oggi novantenne, recentemente ha voluto fare autocritica sui suoi metodi: "Gli esperimenti su animali è fonte di dolore per tutti noi. Noi trattiamo loro come bambini che non possono parlare. Più passa il tempo e più questo mi dispiace: non lo farei più". E su Laika: "Dalla missione non ricavammo abbastanza per giustificare la morte di quel cane".

Il lancio in orbita

La capsula spaziale Sputnik 2 era attrezzata per il supporto vitale e portava cibo ed acqua ma non prevedeva il rientro, quindi la sorte di Laika era segnata fin dall’inizio della missione. La capsula era inoltre attrezzata con sensori tali da permettere il monitoraggio dei segnali vitali del passeggero come pressione sanguigna, battiti cardiaci e frequenza del respiro.

Secondo fonti della Nasa, Laika fu inserita circa tre giorni prima del lancio, con le deiezioni raccolte in un sacchetto interno alla capsula. Dopo il terrore del lancio e ritrovata la calma in orbita, Laika fu sentita dai controllori di volo consolarsi mangiando la sua pappa gelatinosa.

Il mistero sulla triste fine di Laika

Fino a poco tempo fa era certo che, dopo il lancio dello Sputnik 2 dal cosmodromo di Baikonur, Laika fosse arrivata viva in orbita ma già dopo l’entrata in orbita i dettagli della sua sorte erano incerti. Esistono infatti diverse versioni dei fatti tra loro contrastanti. Secondo alcune Laika morì poche ore dopo l’entrata in orbita mentre altre stimano che Laika sopravvisse per circa dieci giorni (ipotesi inverosimile poiché le batterie che alimentavano i sistemi dello Sputnik 2 si esaurirono dopo circa sei giorni). La versione ufficiale dell’epoca data dal governo sovietico è che Laika sopravvisse per «oltre quattro giorni».

Tuttavia, nell’ottobre 2002 furono resi noti i risultati di nuove ricerche compiute da uno scienziato russo, Dimitri Malashenkov, che rivelarono che Laika sopravvisse unicamente per un periodo compreso tra le 5 e le 7 ore dopo il decollo a causa degli sbalzi di temperatura caldo - freddo.

Lo Sputnik 2 proseguì il suo viaggio compiendo oltre duemila orbite per poi bruciare il 14 aprile 1958 al rientro nell’atmosfera terrestre. Nella primavera del 2007 è stata rilasciata un’ultima versione ufficiale che confermerebbe quanto fin dall’inizio si era ipotizzato, ma che le autorità sovietiche del tempo fecero di tutto per nascondere: per un malfunzionamento del sistema di respirazione dello Sputnik 2 la cagnetta Laika morì solamente dopo 20 minuti dal decollo.

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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05/11/2007 20:59
 
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me ne ha parlato proprio qualche giorno fa un amico...
è inutile dirlo, a cosa è servito andare quella povera cagnolina a morire?

Guardavo quei bei pesci muoversi nell'acqua, guardavo i maialini appesi agli uncini e pensavo a come, a parte la miseria e la fame, l'uomo ha sempre trovato strane giustificazioni per la sua violenza carnivora nei confronti degli altri esseri vienti. Uno degli argomenti che vengono ancora usati in Occidente per giustificare il massacro annuo di centinaia di milioni di polli, agnelli, maiali e bovi è che per vivere si ha bisogno di preteine. E gli elefanti? Da dove prendono le proteine gli elefanti?
- Tiziano Terzani, "Un altro giro di giostra"
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22/12/2007 10:13
 
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L'avevo sentita... bruttissima.
e hanno anche cercato di nascondere la verità...dicendo che era viva.
Avevo letto anche una poesia dedicata a lei... che diceva che il cane, grande amico dell'uomo, sarebbe andato nello spazio prima di lui e l'uomo lo avrebbe seguiuto. che tristezza. [SM=x1169393]



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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