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Brevi storie di un genocidio

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2008 20:36
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Sesso: Femminile
05/12/2007 18:07
 
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Brevi storie di un genocidio - Seconda parte

"Niente vive a lungo, solo la Terra e le Montagne."
Canto di Antilope Bianca prima di morire

Molti Uomini come Piccolo Corvo dei Mdewkanton dei Santee (Sioux), Nuvola Rossa degli Oglala Dakota (Sioux), Capitan Jack dei Modoc, Satanta dei Kiowa, Toro Seduto degli Hunkpapa (Sioux), Geronimo degli Apaches Bedonkone, Capo Giuseppe dei Nez Perce, Coltello Spuntato e Cavallo senza Coda dei Cheyenne del Nord ed ancora tanti valorosi capi tribù cercarono con tutti i mezzi di difendere il loro ambiente, la loro vita, la loro libertà e la loro cultura. Essi furono vinti solo dalla lenta azione di logoramento: la scomparsa del bisonte, la brutalità dell'alcolismo introdotto dai bianchi, le intemperie a cui erano soggetti nei freddi inverni delle riserve, la mano violenta dell'uomo bianco che non riteneva più opportuno ucciderli in battaglia, bastava mandare nelle riserve, delle coperte infettate di vaiolo per ucciderli senza tanto chiasso e come mosche.
"E' un buon giorno per morire". Questa fu la frase dei Dakota come grido di guerra nei confronti dei governo degli Stati Uniti, il quale si era appropriato ancora di circa 24.000.000 di acri di terra. Ma stava venendo a poco a poco il giorno fatidico di George Armstrong Custer, il bell'uomo dai capelli lunghi uscito dall'accademia di West Point.
Perchè morì Custer e perchè fu distrutto il 7° cavalleria? E' una domanda che parecchi americani dovrebbero ancora oggi porsi. Ma è anche una domanda che coinvolge tutti i benpensanti che sono chiusi in un vortice dinamico e violento della vita di oggi. Chissà quali imprese Custer sognava di raggiungere quando uscì a cavallo dal Forte Abraham Lincoln con la sua banda che suonava il motivo preferito Gary Owen e passava poi a The girl I left behind me. Egli andava ad un bagno di sangue, bagno che lui stesso scelse insieme ad altri giovani vogliosi di gloria. Custer dimenticò gli ordini che gli erano stati dati, o meglio non ne tenne conto; era un pazzoide divenuto per gli americani un mito come Buffalo Bill il quale, stanco e vecchio, si mise a fare il buffone in un circo, il Wild-West-Show, dove dava vita a una pantomima che rifletteva tutto il vero carattere disumano degli americani, dove mascherava la storia mettendo sempre in mostra la sua virile figura, insomma si andava a vedere lui che faceva il bello e che, come Sheridan, sparava uccidendo gli indiani sporchi e cattivi; quindi Custer, non rispettò nessun ordine e per arrivare prima del generale Terry e vedendo vicina la sua carica presidenziale, andò verso la morte insieme a 206 soldati.
A Little Big Horn, Custer non incontrò quell'accampamento che aveva distrutto nell'inverno del 1867-68; per sua sfortuna c'erano diverse razze ad aspettarlo: Cheyenne, Cosce Bruciate, Assineboine, Gonna e Casacca, Hunkpapa, Oglala, Blackfeet e diverse altre tribù.
Molti films ci hanno fatto vedere lui l'ultimo a morire con la sciabola e la bandiera in attesa della sua uccisione con la faccia eroica e quasi sorridente contro quegli indiani cattivi; ma non andò proprio così, purtroppo per lui, anche se ancora scrivono di lui valenti fumettisti e scrittori; egli non morì per ultimo, ma in un reale corpo a corpo con un Indiano di nome Toro Bianco, ed il suo 7° cavalleria non fu annientato dagli indiani cattivi e predatori, ci si può azzardare ad affermare che i giovanissimi soldati si uccisero fra loro per la paura di essere catturati, lo si può affermare perchè nei loro corpi furono trovati bossoli delle armi in dotazione degli Stati Uniti. Gli Indiani inoltre in quella battaglia avevano pochi fucili e quei pochi erano rudimentali e si dovevano aiutare con le frecce, archi, coltelli e lance.
Agli americani oggi non rimane che un suntuoso monumento di Custer a Little Big Horn, un Custer divenuto mito come il capitano William Fetterman, morto inseguendo la gloria. Rimase famosa, a proposito, la frase: "Datemi un reggimento e metterò a posto tutti quegli sporchi Sioux", la disse nel Dicembre del 1866 Fetterman al colonnello Parrington, ma anche di lui non rimasero che frasi e gloria, morì nella battaglia soprannominata dagli Indiani battaglia dei cento morti, per mano dei Sioux di Nuvola Rossa e di Cavallo Pazzo.

Capitan Jack dei Modoc.
Capitan Jack fu uno dei capi che morì perchè ribellatosi allo schiacciante predominio bianco. Egli, dopo aver ucciso il generale Edward Camby, fu tradito proprio da alcuni degli uomini che gli erano più vicini, come ad esempio Hooker Jim. Dopo una lunga battaglia nei Letti di Lava fu fatto prigioniero ed impiccato il 3 Ottobre del 1873, e le sue ultime parole furono: "Io sono solo un uomo, io sono la voce del mio popolo, io volevo essere un uomo, voi mi avete negato questo diritto. La mia pelle è rossa, voi ci avete spinto verso i Letti di Lava come cervi feriti". La notte dopo l'impiccagione, il cadavere fu trafugato ed imbalsamato, comparve dopo alcuni mesi nelle fiere e nei circhi come nuova attrazione.

Da:
"L'unico indiano buono è un indiano morto". Appunti e ricerche sul Popolo degli Uomini. - a cura del Collettivo Editoriale "Stampato in Proprio" - Roma
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