Riporto qui di seguito il lungo articolo, suddiviso in tre parti, che una ragazza ha postato su un altro forum.
"Estremismo animalista?"
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Questo che riporterò di seguito è un articolo che ho trovato facendo ricerche in rete: è veramente molto particolare ed interessante, forse estremista, ma credo valga la pena di perdere un pò di tempo per leggerlo!
Tratto da:
www.promiseland.it/view.php?id=2456
Cani da salvare...
Purtroppo, oggi, quando si parla di “amore per gli animali”, si intende solitamente “amore” per cani e gatti...
06-06-2008 - Fonte: Animal Station
CANI DA SALVARE, VISONI DA SCUOIARE, CINGHIALI DA CACCIARE
Aiutare cani giustifica appoggiare le altre forme di crudeltà su animali?
di AlanAdler
Purtroppo, oggi, quando si parla di “amore per gli animali”, si intende solitamente “amore” per cani e gatti (con un concetto di amore il più delle volte assai poco chiaro, si pensi ad esempio alla ragazza che “ama gli animali” con il labrador acquistato a caro prezzo dall’allevatore).
Questo atteggiamento diffuso rende chiaro che agli animali vada assegnato un certo valore fittizio,
partendo dall’animale “d’affezione”, degno della nostra attenzione,
fino agli animali allevati per essere mangiati, a cui non spetta alcuna considerazione.
Anzi, a cui non spetta nemmeno lo status di “animale”,
dal momento che il concetto
“amore per gli animali” implica che, appunto, solo quegli animali (gli animali “d’affezione”) vadano considerati come tali, mentre gli altri sono al più delle “cose”
(strumenti di ricerca, cibo, vestiti, ecc).
Questo “amore per gli animali”, in alcune persone, può rappresentare la base per un vero amore verso tutti gli animali, fino ad arrivare ad accettare le ragioni della scelta vegetariana. Ma il più delle volte, purtroppo, questo concetto distorto di “amore per gli animali” non fa altro che consolidare l’atteggiamento culturale per cui solo determinati animali hanno il diritto ad essere considerati come tali, a discapito degli altri per i quali «è giusto che sia così» (è giusto che vengano usati nei laboratori, è giusto che vengano allevati per essere mangiati, è giusto che vengano usati nel circo…). Anzi, per certe persone, questo “amore per gli animali” giustifica il sostenere la crudeltà sugli altri animali.
Ad esempio, per alcune persone impegnate nella cura dei cani ospiti dei rifugi, il loro “amore per gli animali” è così intenso da renderli del tutto ciechi alle altre forme di crudeltà sugli altri animali. Può capitare, così, che per alcune associazioni di gestione canili, la causa in cui sono impegnate è talmente importante, per loro, da giustificare (sempre se pensino che ci sia qualcosa da giustificare) il sostegno pubblico ad altre forme di crudeltà sugli altri animali. Queste associazioni, anche seriamente impegnate nella cura dei cani che ospitano, non si dimostrano, purtroppo, solo semplicemente incoerenti con la propria attività (aiutano vite e nello stesso tempo sostengono la crudeltà su altre vite) ma rappresentano un grave danno per chi è seriamente impegnato a difendere tutti gli animali, senza distinzione di specie, e quindi, in ultima analisi, rappresentano un grave danno agli animali.
Perché rappresentano un grave danno agli animali? Semplice: queste associazioni, essendo più vicine a persone che hanno una certa sensibilità di base verso gli animali (e che potenzialmente potrebbero avvicinarsi a fare scelte più profonde nel rispetto degli animali), e sostenendo loro stesse forme di crudeltà su animali, promuovono l’idea per cui certi animali vanno giustamente considerati come tali e quindi aiutati, mentre per gli altri «è giusto che sia così». In questo modo, il danno che riescono a fare è ben più grave di quello che riuscirebbe a fare chi ha interesse diretto a promuovere questo tipo di atteggiamento nella popolazione. Se, infatti, io che torturo animali per trarne un profitto, dico che è giusto che questi animali siano da me torturati, ho poche possibilità di essere creduto. Ma se un’associazione che aiuta animali (solo certi animali) dice che è giusto che questi animali che io torturo siano da me torturati, questa associazione ha molta più credibilità di me, e il danno che riesce a fare è enormemente più grande.
Tralasciando tutti i singoli casi - numerosi e, purtroppo, ordinari - di canili e associazioni zoofile varie che organizzano banchetti a base di animali, vendono collari e altri oggetti in pelle di animale, con volontari che ti accolgono vestiti con giacconi bordati di pellicce di animali scuoiati, ecc, due casi recenti possono illustrare bene questa situazione e renderla più chiara.
Amo Gli Animali, ma più le pellicce
La prima associazione di cui voglio parlare si chiama, non a caso,
Amo Gli Animali.
Come si può leggere sul sito, “i suoi obbiettivi sono la tutela e il benessere degli animali. […] Gli eventi promossi da “Amo Gli Animali” si prefiggono di sensibilizzare nei confronti del benessere degli animali e sono finalizzati alla realizzazione dei progetti in programma. Uno degli obiettivi di “Amo Gli Animali” è quello di migliorare le condizioni di vita dei canili che sosteniamo.”
Questa associazione ha fatto le cose, diciamo, proprio in grande. Durante il corso del 2007, ha infatti promosso una campagna contro l’abbandono degli animali, arrivando addirittura sulle principali reti televisive nazionali con uno spot di 30 secondi, molto curato nella forma, e senz’altro importante per il messaggio trasmesso. Nello spot comparivano diversi testimonial in compagnia di un cane o di un gatto (si presume il proprio cane o gatto), e nel finale si chiudeva con lo stilista Giorgio Armani (proposto come volto principale della campagna), con il proprio gatto nero in mano, Angel (…), e il messaggio da lui pronunciato: “Abbandonare gli animali non è di moda”, con sorriso in chiusura. Lo spot, nella versione completa, può essere visionato
QUI.
Ovviamente nessuno pretende che per una campagna del genere si fossero usati testimonial di provata “fede” animalista (quindi tralasciamo critiche alle vippette che hanno prestato il loro volto per lo spot, spesso incorniciate da pellicce di animali scuoiati sulle pagine delle “prestigiose” riviste di gossip). Ma concentriamoci, piuttosto, sul testimonial principale, lo stilista Giorgio Armani.
Da anni Giorgio Armani si dichiara contrario alle pellicce. Eppure, nelle sue sfilate non esita ogni volta a presentare modelle vestite con resti di animali, perché, ha dichiarato ai giornalisti, la pelliccia fa comunque “couture”.
Negli anni passati, le campagne di sensibilizzazione contro la crudeltà delle pellicce avevano portato ad un tracollo del settore, che però è riuscito a rimettersi in piedi con le nuove mode ingannevoli degli inserti. In questo è stato determinante il contributo di stilisti e riviste, che negli ultimi anni hanno pompato fortemente questa moda. Gran parte degli inserti di pelliccia sono lavorati, colorati, sbiancati, trattati a tal punto che molti consumatori non si accorgono nemmeno di comprare giacche con inserti di vero pelo