Il Regno Perduto Il forum per chi ama e rispetta la natura e gli animali.

Don Nico Valeri, il prete amico degli animali

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    ciuteina
    Post: 1.345
    Sesso: Femminile
    00 16/02/2008 14:10
    Non so se avete mai sentito nominare Don Nicolino Valeri; io ho letto di lui qualche anno fa sul solito notiziario animalista (che fa capo al Comitato Eurepeo Difesa Animali onlus): ogni tanto il notiziario segnalava ai soci la sua opera e chiedeva sostegno per lui. E' deceduto quasi un anno fa, e pare sia stato un caso pressochè unico di religioso che si adoperò per la difesa e il soccorso di animali abbandonati; la cosa non stupisce, dato l'atteggiamento della chiesa cattolica, che nella sua concezione di base esalta in assoluto una visione antropocentrica del mondo e intende l'esistenza degli animali
    unicamente in funzione utilitaristica nei confronti dell'uomo, l'essere "eletto", il "prediletto da Dio". (Per la chiesa cattolica l'animale esiste ad esclusivo uso e consumo dell'uomo, è al suo servizio...)
    Concezioni religiose a parte, il notiziario ha spesso menzionato Don Nico Valeri, probabilmente l'unico prete cattolico a gestire un rifugio per animali.
    Di tanto in tanto la rivista informava, con brevi cenni, delle difficoltà in cui si dibatteva questo prete per portare avanti la sua opera, sostenuto in pratica solo dall'aiuto di volontari (laici!) e soprattutto dalla sua volontà e determinazione (e dal suo amore...amore al di là delle barrire speciste, quindi vero amore in senso universale, a mio avviso). Con queste sue idee rivoluzionarie, specialmente nell'ambito cattolico, è evidente che non ebbe mai il
    minimo appoggio dalle istituzioni ecclesiastiche.
    Tuttavia, pur tra enormi ostacoli e con immensa fatica, riuscì a realizzare un rifugio destinato agli animali in difficoltà.
    Vorrei postare qui la sua storia, narrata da lui stesso, previa una presentazione.

    animali
    <-- Thread --> <-- Date --> Find Don Nicolino Valeri: un sacerdote nello spirito di S. Francesco d'Assisi
    Bairo
    Sat, 29 Jun 2002 08:57:53 -0700

    Da Maria Antonietta da Roma, ricevo e giro
    saluti Bairo
    http://www.geocities.com/Bairo.geo



    ----- Original Message -----
    From:
    To: <[EMAIL PROTECTED]>
    Sent: Thursday, June 27, 2002 4:19 PM
    Subject: Don Nicolino Valeri: un sacerdote nello spirito di S. Francesco
    d'Assisi


    In qualità di "benefattore", come simpaticamente Don
    Nicolino chiama le persone che si ricordano del "suo"
    rifugio per animali abbandonati, il rifugio "San
    Francesco", sulla via del Mare, ho ricevuto
    recentemente la seguente lettera, che desidero rendere
    nota a tutti coloro che hanno a cuore il bene dei
    nostri "fratelli" animali. Per un verso è un po'
    triste, perché l'anziano sacerdote racconta tutte le
    sue passate vicissitudini, la sua storia, fatta di
    impegni gravosi e di difficoltà. Però ci mostra un
    cuore pieno d'amore per i fratelli animali, un
    coraggio davvero indomito, una grande forza d'animo,
    da cui tutti possiamo trarre ispirazione.
    Chi vuole, può contattare Don Nicolino, anche solo per
    donargli un complimento e un apprezzamento del suo
    operato, e la propria simpatia.
    Penso che l'operato di questo sacerdote non sia noto a
    molti. Invece sarebbe bello che tutti sapessero di
    lui, che nella sua vita ha sempre unito , secondo
    l'esempio di S. Francesco, l'amore del
    prossimo-fratelli umani a quello del prossimo-
    fratelli non umani, anche con grandi difficoltà, come
    si può immaginare facilmente, per il ruolo che svolge.
    Don Nicolino è una persona dall'intelligenza viva, di
    spirito aperto. E non a caso, avendo insegnato ai
    giovani per molti anni nella scuola pubblica.
    Lo si può contattare ai numeri telefonici riportati in
    fondo a questa lettera-testimonianza.

    Vorrei sottolineare che nella sua lotta al randagismo
    Don Nicolino è forse il solo ad evidenziare come una
    causa evidente ne sia la vendita incontrollata di
    animali. Egli sostiene che dal momento che per la
    legge l'animale anche "d'affezione" viene considerato
    solo un "oggetto", perché allora si vende senza pagare
    tasse, come avviene ad esempio nei numerosissimi
    annunci sul bisettimanale Porta Portese, ove privati
    vendono continuamente intere cucciolate? Se vi fosse
    una tassazione, proprio come avviene ad esempio per il
    passaggio di proprietà delle auto, vi sarebbe più
    controllo; anche perché ci sarebbe un interesse
    ECONOMICO a svolgere controlli. Penso che questa
    argomentazione, molto pratica, non sia da
    sottovalutare.


    ROMA, 5 giugno 2002

    Cari amici,
    qualche anno fa, esortato da molti sostenitori, resi
    note alcune notizie riguardanti le mie molteplici
    attività.

    PRIMA PARTE
    Mì colpì la figura di San Francesco, esaltata per la
    meravigliosa intuizione verso tutto il creato. Fu il
    richiamo ad un dovere di coscienza e di civiltà.
    Prima ancora di laurearmi presso l'Università di Roma
    nel 1952, la mia presenza festiva tra i contadini
    dell'Agro romano e nella nascente borgata di Casalotti
    mi mise in contatto con la natura e con una triste
    realtà: il vociare del rifugio per cani dell'attore
    Totò si faceva sempre più fioco con l'avanzare
    incontrollato del cemento.
    In quegli anni nel canile Municipale di Porta Portese
    vigeva il penoso rito di sopprimere con il gas i
    poveri randagi catturati.
    Nessune preoccupazione, allora, come adesso, per
    risolvere il problema in modo razionale. Eppure i
    randagi non nascono come funghi.
    Gli avanzi di quel rifugio furono dapprima trasportati
    in un piccolo spazio a Roma est. Ne seguirono proteste
    e minacce. Prima che il Comune intervenisse le
    bestiole furono trasportate sull'argine del Tevere a
    circa 13 km da Roma. Piccolo spazio tra ortiche e
    erbacce, abbandonato da decenni da facoltosi
    proprietari, che poi si risentirono. Poche settimane
    di serenità.
    Un giorno, transitando per Via del Mare, vidi
    schiacciate sulla strada una decina di bestiole. Erano
    rimaste sole con un'anziana signora e con la fame.
    Accorsi, vidi, mi precipitai a Roma in cerca di un po'
    di cibo. Spettacolo allucinante e feroce per
    garantirsi qualche boccone. Tra tanto disinterese
    almeno c'era in giro un po' di pietà. Un quotidiano
    romano si accorse di me. Ogni giorno nuovi cani e
    nuovi recinti. Inutili le preghiere o le minacce. Dal
    canile venivano prelevati, portati o gettati lì. Pochi
    mesi e gli ospiti erano circa 300. Inenarrabili gli
    sforzi per farli sopravvivere. I proprietari del
    terreno, prima abbandonato, non furono misericordiosi.
    Ancora l'intervento del Comune, e molte misere gabbie
    del canile municipale ospitarono ammucchiate le
    infelici bestiole.
    Miracoli e sotterfugi per alimentarle e molte pene.
    Parecchie non tornarono al rifugio. Si pensò ad
    un'associazione guidata da un avvocato tenace, attivo
    ,duro. Fino ad oltre gli anni novanta, pur tra
    difficoltà e scontri, le cose andarono. Alla morte del
    Presidente non mancarono le incertezze. La mia
    presenza putroppo era condizionara dai tempi e da
    alcune idee alle quali ancora non si riesce a
    rinunciare, come sarebbe necessario.

    SECONDA PARTE
    Siamo intorno oagli anni '80 e non so per quale sorte
    mi trovai protagonista di un'altra avventura che
    insieme stiamo ancora vivendo.
    Penso che mancherei al mio dovere se scomparizzero con
    me tanti ricordi. Ne siamo protagonisti, cari amici, e
    ci riconosciamo negli uomini veri, dal cuore buono e
    dalle menti elette. Sono le pagine di un breve e
    triste romanzo che vi prego di leggere.

    Una signora sola e facoltosa, proveniente da una
    cittadina del Frusinate, mi conobbe attraverso la
    televisione. Pensò di adoperarsi con me per creare un
    rifugio ed un Ente Morale in difesa dei randagi. Aveva
    dei beni immobili a Roma e ad Ostia. Dopo il decesso
    del marito, viveva in una villetta con giardino che
    apparteneva ad un generale della prima guerra
    mondiale. Quando la conobbi era rimasta ancora sola.
    Non aveva parenti, ma la circondavano un autista, un
    figlioccio di lui (commesso in Vaticano) con ala
    moglie e non le erano lontani un notaio ed un avvocato
    suo cooperatore. Tutti compaesani di lei. Pensò di
    utilizzare per il rifugio intestato a lei un poderetto
    accanto a Via del Mare. Metà lo avrebbe ceduto ad un
    contadino affittuario, l'altra metà per gli animali
    abbandonati ed intestato a me.
    Per il sostentamento una somma non rilevante
    depositata presso l'Unione Militare, fallita
    successivamente, ed un appartamento in Roma. Sede
    dell'Ente Morale in un seminterrato o una stanza del
    villino. E' quanto scrisse in testamento olografo (di
    suo pugno), suggeritole dal suo autista e confermato
    con altri testamenti successivi. Il tutto costituiva
    1/10 dei suoi averi depositati anche in una banca.
    Mossa da estrema fiducia in me volle che pernottassi
    in quel villino insieme alla famiglia degli
    inservienti. Fu un'esperienza per me raccapricciante.
    Molti gatti ed u n misero cane da accudire rinchiusi
    in stanze maleodoranti. Il riposo dalle ore 23 alle 5
    successive. Sempre vestito e sullo stesso letto per
    tre anni e due mesi, protetto da un telo di plastica
    per salvarmi dai gatti. L'anziana signora di oltre 85
    anni in una stanza accanto, spesso irrequieta. Con la
    prima corsa della metropolitana tornavo a casa, poi
    nella chiesina delle suore, poi a scuola, poi a
    rimediare i cibi, poi al rifugio e al ritorno a
    rimediare uno scarso compenso con lezioni di materie
    letterarie . Fu la mia rovina. Nel giugno del '91, per
    una disattenzione di un cooperatore, mi fu tagliata
    quasi completamente una gamba. Fui ricoverato e
    curato. Scampai alla morte.

    Tornando indietro negli anni, e cioè dopo il 1982, mi
    recai fiducioso dal notaio compaesano della signora.
    Ero convintissimo che si sarebbe impegnato per
    redigere lo statuto dell'Ente Morale. Accolse la
    notizia furibondo, nonostante l'esigua parte dei beni
    da devolversi a quello. Non si conluse nulla. Mi resi
    conto di tutto, e compresi la realtà allorché, dopo un
    improvviso malore, la signora incapace di scrivere una
    sola parola, fu privata di tutto a vantaggio dei suoi
    compaesani. Così rimasero il rifugio ed i numerosi
    ospiti che continuano a sopravvivere grazie ai nostri
    sacrifici. Inimmaginabile la sorte delle povere
    bestiole del villino, deliberatamente non portate al
    rifugio San Francesco.

    TERZA PARTE
    Un avvocato che si professava animalista attivo e
    convinto oltre che amico, conosciuta la vicenda, si
    offrì per addivenire ad una soluzione giusta e
    dignitosa. Vennero fatte ricerche precise sulla sorte
    dei beni patrimoniali della signora nel paese del
    frusinate ed a Roma. Ne venne fuori un vero e triste
    romanzo, con notizie inequivocabili. Portato a
    conoscenza del notaio, il coordinatore ed il promotore
    di ogni iniziativa del gruppo, sgomento mi offrì
    tramite l'avvocato duecento milioni per pacificare e
    quietare tutto. Non mi furono mai consegnati, né li
    avrei accettati. Consumai le scale dell'ufficio del
    mio legale. Promesse, assicurazioni tranquillizzanti,
    mai venute meno, ma niente altro. Ritengo
    colpevolezza la mia onesta ingenuità.
    Presentai personalmente un esposto dei fatti al
    Commissariato del quartiere Prati di Roma. L'esposto
    fu dalla polizia prentato al tribunale. Dopo un primo
    pronunciamento in mio favore nei riguardi del rifugio,
    vi fu un secondo procedimento del quale ero tenuto
    all'oscuro dal mio avvocato difensore che non mi
    difese. Trascorso il tempo utile per riappellarmi, mi
    notificò la sentenza negativa: a nulla erano valsi i
    testamenti olografi e la registrazione delle
    affermazioni fatte dal'anziana signora a mio favore
    quando era ancora in senno.
    Mi recai all'ufficio della signora giudice della
    faccenda. Il suo cancelliere( che mi presentò alcune
    poesie da lui composte), dopo aver conferito con la
    dottoressa mi riferì quanto ella mi mandava a dire:
    "Se lei Don Valeri avesse fatto questo per i bambini
    le avrei dato tutto; per i cani non le do nulla".
    Così niente milioni, niente aiuti e le povere bestiole
    al rifugio San Franceso che vivono anche grazie ai
    vostri sacrifici. Calpestata la volontà della signora.

    PARTE QUARTA
    E' l'ultima parte della vicenda del rifugio San
    Francesco. Forse è la più penosa e la più
    significativa. Convinto della grande importanza della
    catechesi ecclesiastica per la formazione delle
    coscienze nel bene e di ciò che può accadere nel male,
    fin dal 1973 accettati la sollecitazione di un
    sacerdote veneziano a condividere con lui l'impegno a
    difesa del Creato, scondo l'impegno di San Francesco.
    Lo aiutai molto ad inserirsi nell'ambiente romano
    (Parlamento e Vaticano). Diventai rappresentante
    ecclesiastico della "Lega San Francesco", per la
    difesa degli animali, di cui erano dirigenti per il
    centro Italia e per Roma e Lazio il prof. Rosso e il
    rag. Paolo Ceraso.
    La sede di Roma fu l'unica veramente attiva in ogni
    campo: televisione, radio, stampa, ecc.
    Insieme con il sacerdote veneziano celebrai
    nell'autunno 1982 il primo convegno ecologico ad
    Assisi. Fatto importantissimo: messaggio da Roma del
    Santo Padre, con celebrazione con mons. Goretti,
    vescovo di Assisi, fanfara dei carabinieri a cavallo.

    Estate 1982. La signora Francesca Matteo, benefattrice
    soprattutto di un rifugio di Acilia, scomparso poi per
    la malattia ed il decesso di un ammirevole ex
    farmacista. Una o due volte la intravidi senza
    contattarla. Decise di donare i suoi beni per salvare
    i cani randagi. Tutto si svolge a Roma. Il
    rappresentante della Lega del centro Italia suggerisce
    alla benefattrice il nome della Lega San Francesco. La
    succursale romana forse poteva ereditare, ma i
    rapporti con Venezia erano ottimi e francescani. Il
    fondatore mons. Fusaro appariva integerrimo. Nel 1992
    muore la benefattrice. Don Fusaro viene a conoscenza
    del testamento destinato alla Lega, perciò anche a
    Roma dove io dieci anni prima avevo fondato il rifugio
    sopracitato, anche per la sollecitazione determinante
    di lui. Improvvisamente cambia tutto. Senza convocare
    i rappresentanti per una votazione, nomina a suo
    arbitrio una giovane presidente a noi sconosciuta, ne
    comunica l'elezione per telefono a Roma alla moglie
    del rappresentante del centro Italia, prof. Rossi. Si
    cerca di non turbare i rapporti con Venezia. Il
    fondatore, mio ospite per alcuni giorni, visita il
    rifugio così anche la nuova presidente, che si serve
    delle foto del rifugio per porre due volte a Venezia
    un banchetto durante il Carnevale, per aiutarlo con la
    raccolta delle offerte. La somma in verità fu
    utilizzata per coprire il debito che il sacerdote
    aveva con un tipografo.
    Due volte fui convocato a Venezia per la riunione dei
    membri ragguardevoli (i primi di agosto e metà
    novembre del '95). Per ereditare occorreva alla Lega
    trasformarsi in Ente Morale. Mancava il capitale
    richiesto. Io offrii due terreni ed un appartamento,
    vi fu un rifiuto. Nella relazione al Ministero , Don
    Fusaro, che non aiutava cani randagi e non poteva
    perciò ereditare, si servì due volte del mio nome e
    del rifugio San Francesco. Appartenevo alla Lega. Due
    volte mi reco al Quirinale con la documentazione
    giornalistica. La Lega realizza l'incasso di circa due
    miliardi e mezzo, ma tutto si tiene nascosto. Don
    Fusaro mi aveva scritto: "Lavoriamo insieme per San
    Francesco e per la Lega, e il rifugio avrà una parte
    abbondante dell'eredità."
    In realtà io chiedevo soltanto la protezione del
    rifugi o dopo la mia scomparsa. La Lega avrebbe
    ricevuto da parte mia una cospicua eredità.
    Prima che trascorresse il periodo legale per fare
    opposizione, venni a conoscenza della somma ereditata,
    ed esposi al Ministero il modo anomalo e penso
    illegale della conclusione della vicenda. Mi fu
    risposto che era stata incaricata la Prefettura d
    iVenezia per le informazioni.Cosa assurda,dato che il
    fatto si era svolto completamente in questa città dove
    viveva la donatrica. La presidente aveva dichiarato al
    Ministero di aver lasciato invenduto a Roma un
    appartamentino per la sede romana. Siccome il prof.
    Rossi e il rag. Paolo Ceraso si erano dimessi
    precedentemente, per il vergognoso comportamento dei
    rappresentanti veneziani, l'impegno non aveva ragione
    di esistere. Esistevo io, che appartenevo alla Lega
    dal 1973 come attestano i fatti, le convocazioni a
    Venezia come membro della Lega, le testimonianze dei
    rappresentati romani nonché del vicepresident e della
    Lega, prof. Guido Scansani di Verona, pure dimessosi
    per il pessimo comportamento della Presidente.
    Con la stessa arroganza e per distruggere la sede
    romana, la presidente Claudia Zannoni di Reggio Emilia
    rifiutò le domande di iscrizione alla Lega provenienti
    da Roma e presentate da persone serie e importanti.

    QUINTA PARTE
    Putroppo, come ho già riferito, in tutta la vicenza
    concorrono burocrazia, avidità, ipocrisia, mancanza di
    dignità e superficialità.
    Quando si tratta di difendere gli animali, tutte
    queste vergogne concorrono e si associano per
    distruggere le iniziative più belle e dignitose.
    A. Don Fusaro ha un atteggiamento bizantino e insieme
    alla presidente da lui eletta mira soltanto a coprire
    le spese per una mera propaganda non inutile ma
    infruttuosa e puramente teorica. Mi rivolsi tre volte
    al Cardinale di Venezia Marco Cè perché esaminasse con
    persone di sua fiducia i fatti. Avrei accettato il suo
    verdetto. Mi risulta che la sua diocesi era in cattive
    condizioni economiche, a causa della Caritas.
    Disinteresse completo e mancanza di una risposta,
    almeno per educazione.
    B. Lettera informativa a tutte le parrocchie ed i
    conventi di Venezia.
    C. Corrispondenza continua con Don Fusaro perché non
    accettasse le dimissioni del vicepresidente della lega
    prof. Scansani, del prof. Antonio Rossi e del rag.
    Paolo Ceraso, dopo anni di devota e leale
    cooperazione.
    D. Diffusione ed invio ai protagonisti di due foto del
    rifugio, con la presenza dei rappresentanti della sede
    di Roma ed uno striscione di tela con la scritta "San
    Francesco".

    Non mi rassegnavo per i seguenti motivi:
    1. Ignorata l'origine del testamento, destinato ai
    randagi e sua realizzazione a Roma.
    2. L'eredità era destinata alla Lega, presente anche a
    Roma con un rifugio, non alla sede di Venezia, senza
    alcun rifugio per cani randagi, come ho già detto.
    3. La donatrice aveva espresso la sua volontà per
    aiutare solo questi, non per compiere frequenti
    viaggi in America e devolvere il denaro ai Pellerossa.
    Anche i pagani onoravano una tomba, ma Fusaro la
    calpestava.
    4. Mi rivolsi al TAR tramite un legale sedicente
    animalista. Non furono ascoltati né testimoni né
    considerati innumerevoli prove e attestati di stampa.
    5. Valida soltanto l'affermazione della Zanoni, che
    non apparteneva alla Lega. Vi appartenevo fin da 1973,
    ella dopo il 1992. Le tessere apparvero tra ila '95 ed
    il '96, volute proprio da me quando fui convocato,
    come già detto, come membro della Lega alla riunione
    fissata per le ore 9 e alla quale la presidente
    intervenne alle ore 11.45. Il mio fu un viaggio
    notturno difficilissimo. Ero già claudicante, con la
    vista debole e senza compagnia. Ma andai, perché
    convocato come membro della Lega.

    CONCLUSIONE
    Sto pensando al modo di non gettare la spugna, perché
    si tratta di poveri animali e di amici dal cuore buono
    e dalla mente eletta.
    Giova ricordare che Don Fusaro è deceduto a metà
    febbraio del 2002, prima che potesse intervenire Sua
    Ecc. Mons. Scala, subentrato il 4 marzo. La sede della
    Lega San Francesco, di cui mi è stata rifutata ogni
    notizia, si trova a Reggio Emilia, in Via Wibiki, 12A.
    Ne è ancora presidente Claudia Zannoni.

    Vi è noto il mio pensiero sulla necessità
    dell'intervento ecclesistico per l'educazione
    ecologica della gente e la riuscita del nostro
    ideale. Ci vorrà del tempo, ma la sopravvivenza della
    terra e perciò dell'uomo, non ammette altre soluzioni.
    Per questo ho trovato conforto ed onore nella visita
    del Vescovo di Salisburgo al nostro rifugio il
    giorno14 maggio. La civiltà, la dignità e l'esempio
    francescano hanno bisogno di persone intelligenti, che
    ascoltano la voce dei tempi.

    Putroppo devo riconoscere anche il disinteresse della
    maggior parte dei Comuni italiani, i quali non
    soltanto non vogliono o non riescono a risolvere il
    problema del randagismo, nonstante l'obbligo che
    impone loro la legge, ma non fanno nulla per
    arginarlo.
    Ne sono complici, spesso, le varie organizzazioni di
    animalisti,che fanno a gara nel commiserare le sorte
    di troppe povere bestiole, senza pensare che una
    semplice ordinanza del Sindaco potrebbe ripristinare
    il Registro generale dei possessori di cani esistente
    fino a pochi anni fa, non per tassarli, ma per
    controllarli e punirli, se colpevoli di
    abbandono.Ringrazio e prego tutti di impegnarsi a tal
    fine.

    Con affetto e riconoscenza.
    Don Nicolino Valeri




    E’ morto don Nicolino: gli animali hanno un amico in meno Aprile 4, 2007
    Posted by donmo in Animali e religioni.
    trackback

    A 86 anni di età, è scomparso don Nicolino Valeri, prete romano il cui nome potrà non dire molto ai più, ma che dice tantissimo a tutti gli amici degli animali. Fondatore del rifugio per cani San Francesco, lungo la via del Mare, a Roma, don Nicolino nella sua lunga vita –come ricorda Monica Cirinnà, Vicepresidente vicario del consiglio comunale di Roma e Delegata dal sindaco ai Diritti degli animali- ha sempre dimostrato un “incondizionato amore verso tutti, cittadini umani e non”. Lo ricordiamo con le sue stesse parole: : ‘Ho aiutato tutti come ho potuto, uomini e animali. La coscienza è a posto. I miei sacrifici, soprattutto ora che sono a riposo, non bastano più. Ma spero nella carità delle persone. Prego tutti di non dimenticare quel piccolo spazio di terra dove sono raccolte, amate e aiutate le povere bestiole da noi protette. Non mi stanco mai di dire che sono parte del Creato, insieme alla natura, al clima, alle foreste, agli oceani, ai ghiacciai, mentre l’uomo continua a compiacersi delle sue malefatte su di loro’.

    Riposa in pace, don Nicolino.

    4 aprile 2007



    Roma: scomparso don Nicolino Valeri, salvò decine di cani



    ROMA: CIRINNA' RICORDA DON NICOLINO VALERI, SALVO' DECINE DI CANI =
    Roma, 4 apr. - (Adnkronos) - "Don Nicolino Valeri restera' sempre nei nostri cuori. Ha dedicato la sua vita a soccorrere persone in difficolta' e animali abbandonati. E' noto a chiunque il suo incondizionato amore verso tutti, cittadini umani e non, e il suo accogliente rifugio 'San Francesco' lungo la via del Mare, che al momento accoglie circa quaranta cani, e' solo un esempio". Lo ha dichiarato Monica Cirinna', vicepresidente vicario del consiglio comunale e delegata del sindaco ai Diritti degli Animali, in merito alla scomparsa di Don Nicolino Valeri.
    "Don Nicolino - ha ricordato la Cirinna' - tra le tante attivita' per i giovani, inizio' ad occuparsi anche di animali nel 1972, con i cani che l'attore napoletano Toto' lascio' dopo la sua morte. Si trovavano nella borgata Casalotti, erano circa cento. Dopo mille vicissitudini nel 1982 nacque l'attuale rifugio S. Francesco, su tre ettari di terreno tra la via del Mare e l'argine del Tevere, a pochi chilometri da Acilia, donati da una signora amante degli animali. Ma l'attivita' animalista di Don Valeri non ha mai sacrificato i doveri di professore di liceo, ne' la sua vera missione di sacerdote".
    "Nella sua avventurosa vita - ha detto la delegata del sindaco - Don Nicolino ha salvato e dato una casa a decine e decine di animali abbandonati, accudendoli quotidianamente. Lui stesso era solito dire 'Ho aiutato tutti come ho potuto, uomini e animali. La coscienza e' a posto. I miei sacrifici, soprattutto ora che sono a riposo, non bastano piu'. Ma spero nella carita' delle persone. Prego a tutti di non dimenticare quel piccolo spazio di terra dove sono raccolte, amate e aiutate le povere bestiole da noi protette. Non mi stanco mai di dire che sono parte del creato, insieme alla natura, al clima, alle foreste, agli oceani, ai ghiacciai, mentre l'uomo continua a compiacersi delle sue malefatte su di loro' . Caro Don Nicolino - ha concluso Monica Cirinna' -

    non ti dimenticheremo mai".

    Dal notiziario animalista di luglio-agosto 2007.

    Teresa Bellinello ci comunica che il lavoro di Don Nico Valeri, probabilmente l'unico prete cattolico a gestire un rifugio per animali, non andrà distrutto.
    Infatti prima di lasciarci Don Nicolino aveva istituito un'associazione con i suoi collaboratori.
    Il sostegno morale a questa associazione viene dalla nipote che era più vicina a don Nico, Paola Valeri.
    Il rifugio San Francesco è aperto tutti i giorni dalle 8 alle 14; per informazioni è possibile rivolgersi al 340-7769406, cui risponde il presidente Giuseppe Conti.
    L'indirizzo del rifugio è in VIA DEL MARE 1050 - 00127 ROMA
    Infine l'e-mail è rifugiosanfrancesco@msn.com

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    Akela il solitario
    Post: 4.085
    Sesso: Maschile
    00 16/02/2008 15:02
    Ci fossero altre persone come lui tra le fila della chiesa, lì che dovrebbero esserci persone buone (così dovrebbe)...
    La prima cosa da insegnare dovrebbe essere il rispetto per la natura, per gli animali, e insegnare che anche noi ne facciamo parte. Fin da piccolo non ho mai condiviso l'antropocentrismo della religione cattolica.

    "La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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    ciuteina
    Post: 1.345
    Sesso: Femminile
    00 16/02/2008 19:11
    Ti pareva che sbagliavo qualcosa! Ero indecisa sulla sezione, poi ho sbagliato anche a scrivere il cognome di don Nico sul titolo: "laleri" anzichè "Valeri".
    Se non imparo a stare più attenta...
    I'm sorry! Continuo a darti un po' da fare x rimediare ai miei pasticci, Capo branco, mi dispiace...
    E' un post molto lungo ma mi pareva valesse la pena di mandarlo.
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    Akela il solitario
    Post: 4.085
    Sesso: Maschile
    00 16/02/2008 23:30
    Non ti preoccupare, sono qui apposta. Ho corretto anche il titolo del post ;)

    "La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


  • violante999
    00 19/02/2008 10:05
    E' bello vedere che anche tra l'egoismo e l'arroganza della religione cattolica ci sia qualcuno che va al di là di queste cose. E' la prima volta che sento una cosa del genere
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    ciuteina
    Post: 1.345
    Sesso: Femminile
    00 19/02/2008 14:57
    Già. Infatti credo che la chiesa si sia ben guardata dal pubblicizzare l'operato e l'esistenza di questo suo ministro: meglio ignorare un personaggio del genere...scomodo! Una piccola spina nel fianco...
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    Akela il solitario
    Post: 4.085
    Sesso: Maschile
    00 19/02/2008 21:56
    Certo che più conosco il cristianesimo, e più mi è poco simpatico...

    "La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"