00 21/06/2008 10:38
(seconda parte)

È stata la scintilla che ci ha spinto a radunarci e far nascere il movimento "Galileo" contro voci incontrollate e dogmatiche, prive di rilevanza scientifica, che pretendono di affermare verità basate sull'emotività irrazionale. È tipico delle culture oscurantiste". E sul principio di precauzione aggiunge: "Guardi, personalmente ritengo che il principio di precauzione a posteriori andrebbe abolito. Non conosco un solo caso in cui è stato adottato e ha scongiurato un danno che poteva concretamente realizzarsi. Perché è estremamente rischioso. Fa appello alle incertezze scientifiche. Sostituisce lo spazio di dubbio previsto dalla scienza con una finta certezza. E questo, è dimostrato, è estremamente rischioso". "Può farci qualche esempio?" "Nel 1991 in Perù sono morte diecimila persone di colera, in nome del principio di precauzione. Si sospettava che la clorazione delle acque potesse avere effetti cancerogeni attraverso
gli organoclorurati. Invece di dare retta all'OMS, che aveva avvertito che i rischi cancerogeni erano comunque inferiori al rischio di malattie infettive, il governo del Perù preferì dare retta agli ambientalisti. Ed è scoppiato il colera. Ma potrei farle molti altri esempi: il disastro aereo di Linate. È accaduto per l'assenza di un radar, che tardava da sei mesi. E sa perché? Per verificarne la compatibilità con la normativa sull'inquinamento elettromagnetico.

Ancora più clamoroso è il caso mucca pazza. In nome del principio di precauzione è stato chiesto alle ditte inglesi che producevano farine da carcasse animali di cambiare metodo. Perché il solvente era a base di diclorometano, dannoso per l'ozono, dicevano. Solo che il nuovo metodo non distruggeva il prione del morbo Bse, scatenando l'epidemia. Tutto per avere sostituito un dubbio con una finta certezza". "C'è chi vi accusa, invece, di avere un'idea troppo semplicistica del progresso scientifico e tecnologico, che basterebbero a risolvere problemi come la fame e il degrado ambientale. Cosa rispondete?" "Che non è vero. Non abbiamo una visione così manichea. La scienza non risolve i problemi dell'umanità. Ma se ci sono dei problemi da affrontare, il metodo scientifico offre le risposte più attendibili, perché per metodo - indagine e verifica dei risultati - poggiano sul rigore critico della comunità scientifica. E certamente non sulle emozioni della gente". Cosa concludere? Esiste nell'essere umano questo strano meccanismo per il quale ciò che non conosciamo ci preoccupa di più dei pericoli reali, evidenti, noti. E vi è l'irrazionale e stupido bisogno di avere sempre paura di qualcosa. Per sentirsi accomunati con gli altri che si preoccupano? Per farsene consolare? Per invocare protezione e salvezza da parte delle entità soprannaturali? Per cercare conforto nel delegare al potente la soluzione dei problemi? (Guido Pegna)