00 24/09/2008 10:49
....Volevo ancora aggiungere la mia ieri, ma non so perchè (stavo per chiederti spiegazioni, Akela) il "rispondi al topic" era sparito. sparito...boh!
Comunque ho ancora qualcosa da dire, e scusatemi in anticipo se la faccio ancora tanto lunga.

L'episodio di Marina mi ha fornito lo spunto per esporre il mio personale punto di vista ed è venuta fuori la mia componente estremista (lo ammetto), anarchica (non in senso politico, s'intende), la mia visione del mondo che oscilla tra il filosofico e lo "svitato". "Svitato" perchè poco vicino alla realtà dei fatti.
Io ho sentito questa definizione, "piaga del randagismo", quando mi sono imbattuta nel movimento animalista, anni fa. Non sono mai stata attivista (solo poche volte, in particolari situazioni in cui mi avevano chiesto appoggio per occasionali manifestazione di protesta), ma vi ho aderito in quanto corrente di pensiero perchè mi ha aperto la mente facendomi riflettere sul reale rispetto per gli animali. (Poi, in caso di segnalazioni di colonie feline "scoperte",
sono sempre stata e sono a disposizione, come gattara. XD). Sono iscritta ad A.L. e li appoggio come posso.

Ciò che dici sul randagismo è vero, Akyaky, non c'è più posto per loro nelle nostre città, per la loro stessa salvaguardia. Il fatto è che io, portando a spasso il mio cane (che non avevo cercato, mi è capitato per caso), ho cominciato a guardarmi attorno e a fare certe considerazioni. Ho avuto un'infinità di incontri e scambi con altri padroni, all'inizio mi ero uniformata al loro comportamento e alle loro idee, essendo una novellina prendevo tutto come scontato,
poi ad un certo punto ho cominciato ad assumere una posizione critica verso il senso comune con cui la maggior parte di essi si rapporta ai cani e mi è nato dentro un moto di ribellione. Non ho potuto farne a meno. Perchè vedo che troppe persone subiscono, senza rendersene conto, il condizionamento dell'epoca in cui viviamo: la società odierna porta a "snaturare" troppo il rapporto uomo-cane. E molti, nel loro autentico, immenso amore per il proprio cane, non si
accorgono che nel loro agire, nell'essere iper-protettivi, nella loro ansia che rasenta un po' il paranoico (ai miei occhi), impostano un rapporto distorto, che finisce spesso per snaturare ciò che un cane dovrebbe essere. Siccome io, dentro, sono uno spirito assolutamente libero, addirittura selvaggio direi (anche da questo nasce il mio perenne disadattamento nella comunità umana), tutto ciò ha finito per esasperarmi e non ho potuto fare a meno di discostarmi dall'approccio che i padroni adottano comunemente nei confronti del loro cane. Continuo a vedere dietro certe forme di apprensione eccessiva verso i cani un inconsapevole senso di superiorità, anche un involontario senso di dominio dell'uomo sull'animale, sempre dovuto all'antico retaggio della concezione "antropocentrica". Tutto questo dietro un vero amore, sia chiaro. Ed ho finito per notare (l'ho già scritto, scusate se mi ripeto) che i semi-randagi (veri e propri randagi qui da me penso siano estinti), cioè i cani che giravano soli, a livello di comportamento sarebbero davvero i più tranquilli ed equilibrati.

Certo, hai ragione quando dici che dei veri randagi sarebbero troppo esposti a pericoli, soprattutto sarebbero in balìa della malvagità umana: se ne sentono troppi di espisodi aberranti di cui sono vittime cani privi della protezione fissa di un umano. Perciò è sicuramente molto meglio che stiano in canile, sperando che sia un canile accettabile, in attesa che qualche anima buona li adotti. In quest'ottica il randagismo può davvero definirsi una "piaga" sociale.
Lo è per chi li ama veramente, perchè si preoccupa per la loro incolumità, e lo è anche per le amministrazioni comunali, che in genere si preoccupano per l' "immagine" della città, e questa modernamente non ammette la presenza di randagi o semi-randagi, proprio perchè ritiene di avere il diritto di arrogarsi la
"regolamentazione" di tutto. Fanno i parchi, si preoccupano della tutela del "verde", certo, ma in questa apparente corsa al ripristino della "naturalità", ciò che è veramente "naturale" vi è escluso; è logico che la presenza di randagi o comunque di cani che girano senza un umano che li controlla è inammissibile, inconciliabile con "civiltà", "progresso", "ordine". I cani devono stare al guinzaglio, è la legge. Per il loro stesso bene, certo. Una volta
non mi ero mai posta la questione, poi ho avvicinato l'universo canino e ho cominciato a... "pensare da cane"! E'da questa posizione che mi viene da prendere le distanze, che mi nasce il dissenso e il moto di ribellione. Sono io che ritengo di ragionare come un cane...anzi io lo dico sul serio, non per celia!
In realtà, scherzi a parte, i cani veri sono più buoni di me, io sarei un "cane cattivo", un cane "sui generis". Il cane accetta il guinzaglio...per forza, in molti casi è l'unico modo che ha per poter essere condotto fuori e sgambare un po'. Per molti umani un cane senza un guinzaglio addosso è inconcepibile...è una bestia potenzialmente pericolosa in quanto munita di zanne, poi è vero che quando è lanciata al galoppo potrebbe far cadere chi va in bicicletta, o persone anziane che si reggono a fatica e traballano, con conseguenze tragiche...è vero, infatti io non credo che mi sentirò più di prendere un cane, psicologicamente, a lungo andare, mi infadidisce troppo dover usare per forza il guinzaglio. All'inizio la prendevo come una cosa normale, poi ho cominciato ad osservare e "pensare troppo". No, non fa per me fare la padrona di un cane in questa società, e prendete ciò che scrivo come "esternazioni" di una mente disturbata.

Quella mia "uscita" in seguito al racconto di Marina è solo una considerazione "pseudo-filosofica" personale, quindi astratta, teorica, mentre le tue posizioni, Akyaky, sono giuste e concrete, pragmatiche, legate alla realtà attuale. Le nostre città non sono più a misura di randagio, ovvero, secondo me lo sarebbero ancora nonostante tutto, è l'uomo che ha perso ogni sintonia con la natura e da questo punto di vista è vero: nella comunità umana non c'è più
spazio per i randagi, se non a loro rischio. Le città ormai non sono quasi più a misura d'uomo, figuriamoci se sono a misura di cane. Anche chi decide di adottare un cane si accolla automaticamente un grosso impegno, perchè non è concepibile lasciarlo girare anche saltuariamente libero. Io ne vedo parecchi, dalle mie parti, circolare da soli; non sono randagi, hanno un padrone che in genere gli vuole bene, ma tenta l'azzardo di non seguirlo passo passo, li
abitua fin da piccoli ad uscire anche da soli. Vengono ignorati dai più, alcuni (pochi) li vezzeggiano; è chiaro che in questo modo restano esposti ad eventuali maltrattamenti...Ma quanti ne vedo dietro le sbarre di un cancello, che abbaiano furiosamente al passaggio di qualcuno e al tempo stesso ti fissano con lo sguardo tristissimo, se ti giri a guardarli...non occorre che spieghi che sono stati presi unicamente come cani da guardia. Sono sempre soli, anche se il giardino è grande, dai padroni ricevono la pappa e basta. (Alcuni invece sono sacrificati in giardini angusti, da cui non escono mai, nessuno li porta mai fuori.) Talvolta sono più di uno, ma il disagio che vivono è comunque grande. Una volta non ci facevo neppure caso, tutti li prendono come cani schizzati che "rompono" col loro abbaiare, e io non mi ponevo il problema. Sappiamo bene che i cani sono molto più simili a noi di quel che pensano in molti, nel senso che sono animali sociali, hanno bisogno del contatto coi propri simili e con l'uomo. Nemmeno loro sono fatti per vivere in prigione, dietro le sbarre di un cancello, sia pure in un grande giardino. Forse la condizione di quest'ultima categoria di cui ho parlato non è molto meno triste rispetto ai cani "ospiti" dei canili...

Marina, io penso che tu stia idealizzando troppo il nord Italia riguardo alla situazione "gestione cani". Che io abbia visto coi miei occhi o sappia, al nord o centro-nord (dove abito io) le cose non girano troppo diversamente rispetto al sud...La sensibilità verso i cani (ora parliamo solo di cani e non degli animali in generale) è un fatto soggettivo dei singoli individui, le istituzioni gestiscono il "problema" a seconda delle singole realtà locali, in teoria,
mentre in pratica i loro interventi su questo tema sono mossi da finalità che poco hanno a che vedere con la reale tutela dei cani, esttamente come accade al sud. Quanto alla mentalità è vero, ci sono ancora differenze, nel pro e nel contro. Ma a volte la corsa al "mettersi al pari" rispetto al nord più "evoluto" rappresenta un'evoluzione solo apparente...
Per dirtene una, poco tempo fa ho fatto visita ad un'amica che abita a Borgosesia (Vercelli). Vicino a casa sua c'è un parco che lei ha definito bellissimo (non ho avuto occasione di andarci); beh, passandoci davanti ho visto dall'auto un cartello che vieta l'ingresso ai cani, pure se muniti di guinzaglio e museruola. Ed anche dalle mie parti è pieno di restrizioni che riguardano l'accesso ai cani nei parchi, sia nelle aree urbane che nei parchi "naturali"
dell'entroterra, in campagna.
Ora la pianto qui, e vi chiedo scusa per la tiritera sconclusionata.