00 07/11/2008 17:20
Akyaky, faticherò ad esprimermi, ma penso di aver capito. Sugli animali sono sicura di pensare e soprattutto "sentire" come te, sono perfettamente d'accordo su tutto ciò che hai scritto.
Io non ho avuto alcuna esperienza diretta con i cavalli, tu sì, fin da piccola. Eppure... eppure.

Ho maturato da grande il mio trasporto, la mia empatia, il mio trasporto viscerale, il mio amore unico ed indescrivibile per gli animali.
Posso riportarti solo qualche discorso colto qua e là.
"Scusatemi, ho fatto tardi perchè ho dovuto accompagnare mia moglie al pronto soccorso. Si è rotta una gamba cadendo da cavallo al maneggio. Ma la colpa è sua! Quella sciocca tratta quelle bestiacce con troppo riguardo, addirittura ha paura di fargli male salendogli in groppa! Non ha capito che quelle sono BESTIACCE, ANIMALACCI DA TRATTARE CON LA FRUSTA!!! Altrochè carezze e paroline dolci! Bisogna fargli capire fin dall'inizio chi è che comanda!" (Eppure è ormai risaputo che "i cavalli sono animali molto molto sensibili". Lo affermano anche persone che non hanno alcuna dimestichezza con loro. Forse in alcuni ambienti è di moda anche soltanto dirlo, far vedere agli altri che lo si sa.) Qui siamo di fronte ad un caso di ottusità estrema e, temo, senza alcuna speranza. Quel tipo era un mio conoscente occasionale, non un amico. Fosse stato un amico, dopo essermi ripresa dallo choc interiore per quell'uscita così "blasfema", sia pur con molta delusione, avrei per lo meno tentato di discuterci, di fargli capire che era completamente fuori strada. Ma mi riesce difficile anche soltanto concepire che un tipo del genere possa essere mio amico. Con persone così è inutile discutere. Fiato sprecato. Anche perchè io non riuscirei a mantenere i toni pacati, non su questo argomento, non dopo un'uscita del genere: mi fa sentire ferita dentro e scava ancora più in profondità il solco tra me e il genere umano, "i miei simili". Eppure io non ho mai praticato cavalli. Penso che purtroppo tuttora gran parte dell'umanità concepisca il rapporto uomo-cavallo così: prevaricazione, pure compiaciuta. Non esiste, come in molti casi simili, nemmeno la possibilità di essere sfiorati da un dubbio,
da uno scrupolo morale. No, sono animali, esistono in funzione dell'uomo, per le sue utilità, e basta. Perchè così è sempre stato nel corso dei secoli: è un dato di fatto che senza il cavallo la storia dell'uomo avrebbe avuto un corso diverso. Molto spesso mi sono chiesta chi gliel'ha mai fatto fare ai cavalli di essere così condiscendenti nei confronti dell'umana specie, di farsi completamente dominare da essa. A volte mi viene da pensare che esista una specie di predestinazione, quasi fosse parte di un disegno "superiore", trascendentale, di cui soltanto gli animali sono consapevoli, gli uomini no... pare il contrario, invece... ma lascio perdere queste considerazioni pseudo-metafisiche-schizoidi.
Questa categoria di umani (molto nutrita) è composta da personcine talmente minuscole, di una tale pochezza morale e intellettuale, da farmi comprendere che per me è meglio tenermene alla larga. Meglio evitare certi contatti, sarebbe troppo avvilente. Se proprio, proprio tutti i miei "simili" fossero così, io avrei scelto l'isolamento totale. L'uomo è un animale sociale (così pare assodato, così affermano gli etologi) ma io certi compromessi non riuscirei a farli.
Nè voglio farli. Il "concetto" espresso da quel tipo non è la stronzata di poco conto che può sembrare, anzi!, è molto significativa, non si limita al discorso dei cavalli, va molto molto oltre. Non è un piccolo "peccato veniale"; non per me. Io la percepisco come se avesse dichiarato che i bambini piccoli quando
piangono nella culla perchè hanno fame o stanno male vanno bastonati a sangue, a scopo educativo. Ovvio che il tipo ne è inconsapevole, anzi sarebbe il primo a inorridire di fronte ad un fatto simile, o a scagliarsi contro al pazzo violento e brutale che osasse anche solo fare un'affermazione del genere. ...Che, vuoi stare a discutere con un tipo così, perchè ha detto il suo punto di vista sui cavalli, sperare di sensibilizzarlo un po' dal momento che io la vivo come
una mostruosità orrenda? Follia pura. Otterrei solo di guastarmi il sangue, punto e basta. Per me è imperdonabile, si cuocia nel suo brodo. So che ce ne sono molti altri così. Si cuociano tutti nel loro brodo di grettezza.

Non ho alcuna pratica di cavalli ma ho ancora molto da dire.
Il caso di cui ho raccontato sopra non è purtroppo un caso-limite, comunque è ascrivibile alla categoria moralmente più infima e spregevole tra coloro che "praticano" i cavalli.
So che da sempre esiste la cerchia degli appassionati-esperti-estimatori tutti "amanti" dei cavalli, almeno ci tengono a definirsi tali e molti sono fermamente convinti di esserlo. Anche la letteratua, fin dall'antichità, ci ha abituato a guardare il cavallo sotto una luce molto romantica, quando non celebrativa; logico, in genere poeti e scrittori sono (o almeno dovrebbero esserlo, in teoria) provvisti di una sensibilità un po' superiore e molti di essi
non potevano non subire il fascino di una simile creatura e celebrarla.
I grandi poeti e scrittori del passato hanno esercitato una notevole influenza sulla cultura e sensibilità di ogni tempo. A volte però questa influenza si riduce nel far assumere a molta gente determinati atteggiamenti e comportamenti che rappresentano un "segno di distinzione", uno "status" di superiorità, economico o intellettuale che sia. E viene preso come un assunto, nelle epoche passate a tutt'oggi, in versione riveduta e corretta in linea coi tempi correnti. Sono scelte in cui i messaggi di grande valore etico restano a livello di superficie, di apparenza. In certi ambienti anche il cavallo è uno status, lo era in passato, lo è tuttora.

Ovviamente non ti sto raccontando niente di nuovo, Aky, sono osservazioni di fatti che tu avrai avuto sotto gli occhi fin da piccola, la mia conoscenza personale in questo campo è nulla e io qui voglio solo riportare solo echi raccolti qua e là che mi hanno fatto riflettere sull'argomento, a te chiedo solo conferma.

Faccio un esempio concreto di "amanti dei cavalli". Nasce da una lettura... solo una lettura, eppure io non potuto fare a meno di trarre deduzioni.
Fino a qualche anno fa ricevevo la rivista di "Avventure nel mondo", che pubblicava resoconti di gente appassionata di viaggi un po' alternativi, nei luoghi della terra più impensati, al di fuori delle rotte dei soliti percorsi turistici e in condizioni spesso disagiate, dunque provviste per forza di grande spirito di adattamento.
In uno di questi resoconti un viaggiatore narrava di una sua esperienza in Cappadocia, "Cappadocia a cavallo". Descriveva questa originale esperienza di viaggio con apparente nonchalance, con voluto distacco, stile narrativo molto forbito e ricercato, rivolto a dare un'immagine... eh sì, molto snob, di se stesso e i suoi compagni di viaggio. Tra le righe comunicava al lettore: "Noi apparteniamo a una casta di eletti. Sentite che cose che facciamo! Questo sì che è viaggiare, questo sì che è vivere! Altro che la maggior parte di voi meschinelli che fate quegli squallidi viaggi organizzati o vi accontentate dei soliti posti." Insomma, io ho percepito dopo poche righe che era uno che "se la tirava un casino"... e mi faceva sogghignare.
In questo quadro di "ostentazione di presunta superiorità" c'entravano anche i cavalli: logico, non poteva trascurare di menzionare anche loro, si trattava di "Cappadocia a cavallo"... Parlare di loro? Mah. Da buon intellettuale-viaggiatore-avventuroso faceva parecchi richiami ai cavalli con tono filosofico-
poetico, si avvolgeva di un alone quasi impenetrabile, quasi di mistero, descrivendosi (ma in modo subliminale) come un grande esperto-conoscitore che sa entrare in perfetta empatia con loro, che... li capisce. Non è mica da tutti capire i cavalli! Ci teneva a dipingersi così, perchè fa molto "in", fa anche molto "ecologico" (mica un'impresa in moto, per esempio; no no, a cavallo! Eh sì: c'è la moto, c'è la bici e c'è... sì, il cavallo!).
Ricordo certe espressioni, eramente troppo, troppo studiate per essere "vere": "...La Tale, "donna di cavalli" come mia moglie Morena...ecc. ecc." Non so se riesco a spiegarmi, a dare un'idea.
Un'idea di questo tipo di approccio col cavallo. Volevo arrivare a dire che probabilmente persone come questa sono convinte di amare i cavalli, ma... non è "l'amore" che intendo io. Ne è ben lontano. Io che non ho mai "avuto" cavalli.

Scusatemi per tutte queste chiacchiere. Avrei anche altro da raccontare sull'argomento, ma ora è meglio che la pianti qui. Non so se sono riuscita a spiegarmi.