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Amali è arrivata allo zoo di Tulsa con un'insolita deviazione. Veterinari perplessi sulle cure
MILANO - Cosa c’è di peggio per una giraffa del colpo della strega al collo? È successo ad Amali, una «spilungona» di 5 anni, alta 3,35 metri, elegante nel suo lento incedere. Finché un misterioso incidente, nel lungo transito dal Wilds park, in Ohio, al Tulsa zoo, in Oklahoma, le ha provocato un trauma al collo, flettendolo di oltre 45 gradi. Giunta a destinazione, è stata accolta dai veterinari del Tulsa zoo, che sono rimasti a bocca aperta e l’hanno messa subito in quarantena e i raggi X hanno decretato la frattura.

UNA BRUSCA FRENATA? – Che cosa sia davvero successo lungo il tragitto rimane ancora da chiarire. «Qualcosa sarà capitato sicuramente, ma non sappiamo ancora che cosa – riferisce il dottor Kay Backues, veterinario dello zoo -. Il conducente del camion ha assicurato che non c’è stato un incidente che abbia potuto provocare il trauma». Amali, che in Swahili significa “speranza”, nonostante la sua vanità ferita, non dà segni di sofferenza. Continua a mangiare, bere e interagire con gli altri animali, malgrado l’incrinatura da Guinness dei primati.

COME CURARLA? – Un altro nodo da sciogliere per i responsabili dello zoo è la terapia. Inizialmente la giraffa è stata curata con farmaci contro la contrattura muscolare e le lesioni leggere. Ma il trattamento non è stato sufficiente a riportarla in linea. «Stiamo usando gli stessi farmaci che userebbe un uomo per alleviare il mal di schiena – spiega Backues – come creme per rilassare i muscoli, vitamine, anti infiammatori e analgesici. Ancora non sappiamo se operarla o applicarle dei sistemi correttivi”. “Le stiamo fornendo le migliori cure possibili e la teniamo sotto costante controllo medico”, assicura Terrie Correll, direttore dello zoo americano. Nel frattempo rimane in quarantena, per evitarle l’esposizione al pubblico

Ketty Areddia
27 novembre 2009
Corriere della Sera



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè