00 21/01/2010 08:24
La Forestale: «All'Aquila senza di loro non avremmo potuto salvare tante persone»
La prima linea dei soccorsi, cani in azione
Haiti, squadre cinofile da tutto il mondo per affiancare i soccorritori nelle ricerche dei superstiti tra le macerie

Cani da soccorso pronti a partire dalla Cina (Ap)
Cani da soccorso pronti a partire dalla Cina (Ap)
MILANO - Per loro in fondo è un po' la continuazione di un gioco, quello che hanno imparato iniziando a frequentare i corsi di addestramento in uno dei tanti centri che fanno capo alle associazioni di protezione civile o ai corpi militari dello Stato. Ma il loro «gioco» è in grado di salvare molte vite umane. Appena è scattata l'emergenza anche loro, i cani da catastrofe, sono stati mobilitati assieme alle squadre di ricerca e di pronto intervento partite da ogni angolo del mondo. Nelle loro gabbie hanno attraversato mari e oceani. E adesso aspettano solo di entrare in azione, segnalando ai loro conduttori la presenza di persone ancora in vita sotto i palazzi crollati. Li abbiamo già visti in azione in Abruzzo, dopo il sisma dell'aprile scorso. Gli «angeli a quattro zampe» hanno permesso ai vigili del fuoco e ai militari impegnati nelle ricerche di concentrare gli sforzi dove c'era la certezza della presenza di esseri umani. E così faranno anche tra le rovine dell'area di Port-au-Prince completamente devastata dal terremoto di martedì notte.

Soccorsi, la prima linea è a quattro zampe Soccorsi, la prima linea è a quattro zampe Soccorsi, la prima linea è a quattro zampe Soccorsi, la prima linea è a quattro zampe Soccorsi, la prima linea è a quattro zampe Soccorsi, la prima linea è a quattro zampe Soccorsi, la prima linea è a quattro zampe Soccorsi, la prima linea è a quattro zampe

SQUADRE DA TUTTO IL MONDO - Squadre cinofile sono partite dalla Spagna, dalla Francia, dal Messico, dagli Usa. Persino dalla Cina e da Taiwan. Il contributo fornito dai cani è irrinunciabile. Il loro fiuto è eccezionale, la loro capacità di infilarsi in fessure e anfratti quando a poche ore da un evento come un terremoto per l'uomo è impossibile farsi largo tra i cumuli di macerie può fare la differenza tra la vita e la morte. In queste situazioni, si calcola che sia di circa 72 ore il tempo massimo di intervento per poter sperare di recuperare persone ancora in vita. A volte qualcuno sopravvive di più, ma spesso in questi casi si inizia già a parlare di miracolo, perché di solito chi resta travolto dalle macerie è quasi sempre ferito e non ha la forza per resistere a lungo. Fondamentale, insomma, vincere il fattore tempo. E concentrare gli sforzi e le operazioni di scavo laddove c'è certezza di trovare qualcuno. E dove agire, sono proprio loro, i cani, a segnalarlo.

IL RAPPORTO UOMO-ANIMALE - I cani utilizzati in queste situazioni possono essere di varie razze e gli esemplari più idonei vengono di solito selezionati già negli allevamenti. «Il loro addestramento inizia quando sono ancora cuccioli - spiega il vicequestore aggiunto Giovanni Quiglini, responsabile delle unità cinofile e a cavallo del Corpo Forestale dello Stato -. Vengono assegnati ad un conduttore e dal momento del loro primo incontro, i due inizieranno a fare "coppia fissa". Il cane inizia a vivere con il conduttore, va a casa con lui, tra i due si crea una stretta simbiosi. E' la cosa più importante stabilire un legame molto forte tra l'0uomo e l'animale». Perché per il quattrozampe la ricerca dei dispersi è sì la prosecuzione di un gioco imparato durante l'addestramento, ma quando il cane è diventato operativo, in un certo senso capisce anche di operare per conto dell'uomo. E quello che fa lo fa soprattutto per assecondare la richiesta del suo accompagnatore. «Sta eseguendo un compito - puntualizza il vicequestore Quiglini - e tanto più il rapporto con il conduttore è solido, tanto più sarà determinato nel raggiungere l'obiettivo». Di qui l'esigenza di una forte identificazione dell'animale con il proprio conduttore.

ADDESTRAMENTO CONTINUO - L'addestramento prevede diverse fasi: dalla socializzazione all'obbedienza e fino all'apprendimento delle tecniche operative. Il primo addestramento dura alcuni mesi, ma poi è di fatto in continuo e ogni anno vengono eseguiti diversi test di operatività. A L'Aquila i cani della Forestale, assieme a quelli dei vigili del fuoco e degli altri corpi militari o di polizia e della protezione civile, hanno dato un contributo fondamentale. «Quegli splendidi animali hanno svolto davvero un grande lavoro - conferma Quiglini -: senza di loro molte persone non avrebbero potuto essere salvate».

Alessandro Sala
14 gennaio 2010



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè