00 08/06/2008 10:50
Ombre Rosse e Nere - Prima parte.

E' stato sempre molto facile e semplice, per il borghese benestante, armato di potere e asservito al padrone, dividere e comandare; tutto questo l'ha fatto sempre con qualsiasi mezzo il sistema gli imponeva.
Anche per il mondo cinefumettistico del West possiamo dire la stessa cosa, infatti possiamo con certezza affermare che esso è il più conosciuto e sconosciuto al tempo stesso.
Per essere chiari, dobbiamo spogliarci dei costumi europei e di tutti i nostri pensieri, in parte contraffatti, che una società capitalistica basata sul consumo e sulla schiacciante disparità tra individuo e individuo ci ha inculcato; e dobbiamo andare a vedere qual è stata e quale è oggi la realtà indiana, anche se nelle nostre menti esistono ancora tutta una serie di incertezze dovute ai fumetti o ai films che le maggioranze silenziose ci hanno trasmesso e alle poche e inutili cose che abbiamo potuto apprendere nei libri di scuola riguardo agli Indiani d'America.
La realtà indiana, dal 1492 ad oggi, non è affatto cambiata. Non c'è nulla di diverso, nè di fisico nè di culturale, tra gli Indiani che nel 1492 accolsero Cristoforo Colombo e quegli stessi Indiani che abbiamo visto asserragliati nel 1973 a Wounded Knee con le armi in pugno, vecchie carabine e poche pistole a difesa dei loro diritti.
Il colosso cinematografico americano ha sempre cercato giustificazioni riguardo all'espansione dei pionieri in cerca dell'oro, con la necessità da parte di essi di conquistare nuovi territori e nuovi spazi dove poter lavorare e vivere, ma dimenticando ciò che in effetti provocava questa loro espansione e dimenticando anche ciò che essa comportava, cancellando e non approfondendo quell'espressione, sete di conquista, che descrisse con connotati indelebili le pagine più crudeli della storia americana e delle battaglie con gli indiani, battaglie che si possono ritenere giustamente, le prime guerre capitalistiche americane.
Ieri, come oggi, i bianchi onnipotenti mirano alla distruzione degli Indiani e della loro cultura, ed il cinema americano con la sua cinepresa puntata nel falso, è stato uno dei fattori più importanti e determinanti di questa lunga e lenta lotta, combattuta non solo in battaglie, ma anche sui teleschermi e nelle pegine dei comics e delle storie.
Il cinema americano ci ha reso familiare solo un certo aspetto del mondo western, descrivendoci le epiche gesta dei pionieri, che per necessità diverse si spingevano all'Ovest. Le famose battaglie sui carri coperti, le cruente battaglie combattute contro i pellerossa cattivi (e non i pellerossa contro l'invasore bianco); le famose cariche di cavalleria, duelli nelle città con sceriffi e banditi (vincitore per ragioni ben note: il buon sceriffo, la legge, il sistema ed il potere).
Il mito è sempre stato il mito yankee, l'uomo americano che si fa da solo, bello e coraggioso, intraprendente, che cavalca e conquista terre sconosciute per poi civilizzarle, incontrando per la sua strada le ombre rosse, gli Indiani cattivi, Sioux o Cheyenne, non era importante per l'americano e per il pioniere, per loro erano tutti uguali, essi privi di valore e poveri di cultura erano la feccia della quale non bisognava tener conto ed annientare ogni volta si presentasse l'occasione.


Da:
"L'unico indiano buono è un indiano morto". Appunti e ricerche sul Popolo degli Uomini. - a cura del Collettivo Editoriale "Stampato in Proprio" - Roma